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17/08/2025
Quattro passi in montagna - Estate 2025 - Rifugio Quintino Sella e Viso Mozzo da Crissolo - Valle PO - Il racconto
di Marcolino
17 Agosto 2025
Ed ecco arrivato il fatidico giorno… anzi, i fatidici due giorni. Davanti a noi c'è il nostro obiettivo stagionale: la salita al Rifugio Quintino Sella, una notte in quota, e il giorno seguente la conquista della vetta del Viso Mozzo.
Partendo da Crissolo, il dislivello e la distanza fino al Viso Mozzo rappresentano per noi una bella sfida. Per questo abbiamo deciso di dividere l'avventura in due tappe, vivendo per la prima volta l'esperienza di un vero pernottamento in rifugio alpino - qualcosa che da tempo volevamo provare.
Le previsioni meteo, però, non sono incoraggianti. La mattinata si presenta limpida e serena, ma il pomeriggio - come spesso accade da queste parti - promette di coprirsi di nuvole, soprattutto attorno al Monviso. E il giorno successivo sembra ancora peggiore: cielo grigio e rischio di pioggia già dalle prime ore. Questo mette in dubbio la nostra salita al Viso Mozzo, prevista proprio per domani.
Ma ormai il rifugio è prenotato, e la voglia di camminare è più forte dei dubbi. Decidiamo di partire comunque, pronti a valutare lungo il percorso se le condizioni resteranno accettabili. In montagna, si sa, la prudenza non è mai troppa - ma a volte vale la pena fidarsi del proprio passo e dell'entusiasmo che ti spinge a salire.
Per raggiungere il Rifugio Quintino Sella si parte da Crissolo, imboccando il sentiero che si stacca proprio dietro la seggiovia. Il percorso si snoda per circa otto chilometri, con un dislivello di oltre 1300 metri - una salita lunga, che richiede passo costante e fiato, ma che ripaga a ogni tornante con panorami sempre più ampi sulla valle.
Dal rifugio, la via verso il Viso Mozzo diventa ancora più impegnativa: appena un chilometro di distanza, ma con altri 400 metri di dislivello da superare. Una salita breve ma intensa, che si arrampica tra sfasciumi e rocce, portando lentamente verso la vetta.
Abbiamo tanta strada davanti a noi, ma stavolta non c'è fretta. Sapendo di non dover tornare a valle in giornata, possiamo permetterci di camminare con passo tranquillo, assaporando ogni tratto di sentiero, ogni respiro d'aria fresca di montagna. L'obiettivo non è solo arrivare, ma vivere pienamente il cammino.
Riusciamo a partire da Crissolo verso le 8:20 - un vero record per noi in questa stagione! L'aria è ancora frizzante, il paese si sta appena svegliando, e il sole illumina timidamente le cime più alte.
È il segnale che la giornata può finalmente cominciare.
Zaino in spalla, pronti per partire:
Ci incamminiamo verso il centro del paese, dove regna ancora una quiete mattutina interrotta solo dal rumore dell'acqua del torrente.
Raggiungiamo la partenza della seggiovia e, proprio dietro di essa, ha inizio il sentiero che segnerà l'avvio della nostra avventura.
La salita parte subito decisa, senza esitazioni - un assaggio di ciò che ci aspetta più in alto.
Dopo aver superato una prima parete piuttosto ripida, incrociamo il sentiero che porta al Rifugio Aquila Nera, situato all'arrivo della seggiovia. Lo seguiamo per un breve tratto, fino a raggiungere Meire Fournai, a quota 1550 metri, che superiamo per raggiungere la successiva Meire Balmasse, circa 100 metri più in alto.
Qui deviamo a sinistra e imbocchiamo il sentiero V9, che sale verso il Rifugio Quintino Sella.
Da questo punto la salita si fa più dolce e il paesaggio inizia a trasformarsi. Gli alberi si diradano, lasciando spazio a prati d'alta quota e scorci sempre più ampi sulla valle. Il cielo è limpido, e il sole illumina ogni cosa con una luce calda e vibrante. Ci fermiamo spesso, non tanto per riposare, quanto per goderci appieno quei panorami che sembrano aprirsi passo dopo passo, regalandoci un senso di libertà difficile da descrivere.
Attraversiamo la Comba delle Contesse, un'ampia distesa di pascoli dove il vento muove l'erba come un mare verde. Il sentiero prosegue deciso fino al costone di Punta Gardetta, la cui salita ci accompagna dolcemente verso quota duemila metri.
Da qui si apre davanti a noi il Vallone di Prato Fiorito, un'ampia conca che conduce agli omonimi laghetti, incastonati tra prati e pietraie. Sullo sfondo si innalza la bastionata rocciosa delle Balze di Cesare, una muraglia imponente che sembra voler sbarrare la strada alla valle: è l'ultima vera fatica prima della meta finale.
Finalmente, tra un passo e l'altro, cominciamo a intravedere in lontananza il rifugio. L'emozione cresce: la nostra destinazione è lì, ancora lontana ma ormai reale.
Decidiamo di concederci una piccola sosta - giusto il tempo di riprendere fiato, bere un sorso d'acqua e, naturalmente, mandare un messaggio a casa:
"Tutto bene, siamo quasi arrivati!"
Riprendiamo la marcia per affrontare l'ultima parte del percorso. L'ambiente cambia rapidamente: il verde dei prati lascia il posto al grigio delle pietre e al profilo spigoloso delle rocce. È come se la montagna volesse prepararci all'incontro ravvicinato con il suo sovrano - il Monviso, il "Re di Pietra".
Come previsto, raggiungiamo i laghetti di Prato Fiorito, piccoli specchi d'acqua che riflettono un cielo ormai velato dalle nuvole in arrivo.
Poco dopo ci troviamo ai piedi delle Balze di Cesare, la muraglia rocciosa che segna l'ultimo ostacolo prima del nostro primo traguardo. Le nuvole, puntuali come un orologio, iniziano ad addensarsi sulle cime.
Ci fermiamo un istante, voltiamo lo sguardo indietro: la valle si stende sotto di noi, sempre più lontana
Poi riprendiamo la salita, con passo deciso ma prudente
Sulla destra intravediamo il Lago di Costa Grande segno che ormai ci siamo, il rifugio è vicino.
Ed eccoci finalmente arrivati.
Dopo circa quattro ore di cammino e 1300 metri di dislivello, possiamo concederci un sospiro di soddisfazione. Ma la giornata non è ancora finita. Le previsioni per domani non promettono nulla di buono, e la nostra seconda meta - la vetta del Viso Mozzo - rischia di sfumare.
Decidiamo allora di tentare la salita già oggi, dopo una breve sosta per rifocillarci. È una scelta audace, ma la voglia di arrivare in cima è più forte della stanchezza. Ci aspettano altri 400 metri di dislivello in appena un chilometro scarso: una salita breve, ma ripida e impegnativa. Speriamo solo che il tempo regga abbastanza da permetterci di raggiungere la vetta.
Siamo un po' stanchi, ma la voglia di salire è più forte della fatica. Così, dopo una breve pausa per riprenderci e rifocillarci, ci rimettiamo in cammino. Lasciamo alle nostre spalle il rifugio e imbocchiamo il sentiero che costeggia il Grande Lago di Viso, uno specchio d'acqua magnifico, adagiato ai piedi del Monviso. Le sue acque tranquille riflettono le pareti di roccia e le nuvole che ormai hanno coperto il Re di Pietra.
È uno di quei luoghi che ti costringono a rallentare, anche solo per qualche istante, per goderti il silenzio e la maestosità del paesaggio.
Il sentiero diventa presto un terreno di pietre e massi instabili
che in breve ci conduce al Colle del Viso. Da qui ha inizio la vera e propria "scalata" verso la vetta del Viso Mozzo.
Il tracciato si perde quasi subito tra le rocce: più che un sentiero, è un labirinto di pietre, dove ogni passo va scelto con attenzione. Non c'è un percorso preciso, nessuna traccia evidente da seguire - solo una distesa grigia che sale ripida verso l'alto.
Ci fermiamo spesso a osservare il terreno, a valutare il passaggio migliore. L'unico riferimento sicuro è la cima, lassu', sopra di noi. È lì che dobbiamo arrivare, con pazienza e determinazione.
Passo dopo passo guadagniamo quota. Il fiato si fa corto, ma la meta sembra sempre più vicina. Sotto di noi, il Grande Lago di Viso - che poco fa costeggiavamo - si rimpicciolisce lentamente, fino a sembrare un piccolo specchio incastonato tra le rocce.
Dopo poco meno di un'ora di salita faticosa ma entusiasmante, raggiungiamo finalmente la tanto attesa vetta.
Siamo sul Viso Mozzo!
La soddisfazione è immensa: ogni goccia di sudore è ripagata da quel semplice gesto di posare lo zaino e guardarsi intorno.
Purtroppo, le nuvole ci avvolgono quasi subito, impedendoci di godere appieno del panorama. Il Viso Mozzo è celebre per offrire una vista spettacolare sul Monviso, così vicina da farlo sembrare a portata di mano… ma oggi il "Re di Pietra" resta nascosto dietro il suo mantello di nebbia.
Pazienza. In fondo, è solo un motivo in più per tornare - e vivere di nuovo questa splendida avventura.
Ultime foto di rito e si torna al rifugio
Dopo le immancabili foto di rito, è tempo di tornare verso il rifugio. La discesa, più leggera nello spirito che nelle gambe, ci regala una splendida sorpresa: un gruppo di stambecchi ci osserva da lontano, immobili tra le rocce, quasi curiosi della nostra presenza.
Ogni tanto le nuvole si aprono, lasciando intravedere per pochi istanti il profilo maestoso del Monviso. È come se la montagna, dopo averci tenuti sulle spine per tutta la giornata, volesse ora concederci uno sguardo fugace, un piccolo premio prima del ritorno.
Eccoci finalmente di nuovo al rifugio, giusto in tempo per infilarci le ciabatte e prendere possesso dei nostri letti.
Dopo un'ottima cena, condivisa tra chiacchiere e risate con gli altri escursionisti, ci concediamo anche una partita a scala quaranta - un classico che in rifugio non può mancare.
È stata una giornata lunga e faticosa, ma piena di emozioni e di soddisfazioni. I nostri obiettivi sono stati raggiunti e, mentre chiudiamo gli occhi, un solo pensiero ci accompagna: la montagna oggi ci ha accolto, e noi l'abbiamo vissuta fino in fondo.
Buonanotte, dal Rifugio Quintino Sella.
Purtroppo la giornata odierna è stata segnata da due incidenti, uno dei quali mortale, sulle pareti del Monviso.
Fin dal nostro arrivo al rifugio, fino a tarda sera, l'elisoccorso ha sorvolato più volte la parete Est - quella che si erge proprio di fronte al Quintino Sella - nel tentativo di raggiungere un alpinista colpito da un masso. Le nuvole basse e la scarsa visibilità hanno reso le operazioni estremamente difficili. Abbiamo assistito, con un misto di apprensione e rispetto, alle manovre dell'elicottero che cercava di avvicinarsi alla parete, mentre le squadre di soccorso venivano calate tra la nebbia o risalivano a piedi i canaloni. È stato un momento angosciante, di quelli che ti ricordano quanto la montagna, nella sua bellezza, possa essere anche dura e imprevedibile. Fortunatamente, in serata, il ferito è stato finalmente recuperato e trasportato in ospedale.
[Rif: da targatocn.it]
Purtroppo, non è andata altrettanto bene per un altro alpinista, disperso sul versante francese del Coulour del Porco: il suo corpo è stato ritrovato il lunedì mattina.
[Rif: da torinotoday.it]
Ai seguenti link potete trovare informazioni tecniche sulla camminata di oggi:
Qui potete trovare il Vlog della camminata